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Inner Nature


Sofía Fernández Stenström alla Victor Lope Arte Contemporaneo di Barcellona

La fotografa Sofía Fernández Stenström presenta dal 18 febbraio al 10 aprile 2021 la sua prima mostra alla galleria Victor Lope Arte Contemporaneo di Barcellona, città scelta dall’artista da alcuni anni per vivere e lavorare.

Nata a Stoccolma nel 1974, Sofía Fernández Stenström ha trascorso la sua infanzia tra Svezia e Spagna, dualità che ha fatto nascere il suo interesse per la fotografia come esigenza di comunicare contrasti e ricerca di identità. Dopo aver studiato arte a Londra ed essere diventata mamma ha iniziato a sviluppare un suo proprio stile fotografico esplorando il proprio corpo e catturandone la risposta emotiva. Il contrasto tra il freddo esterno e il caldo interno rappresentato dai due Paesi a cui è legata è evidente nelle sue opere e, parafrasando il regista svedese Ingmar Bergman, le sue foto vanno “dritte alle nostre emozioni, nel profondo della stanza buia dell’anima”.

Femminilità, nudo e natura sono elementi ricorrenti nel suo lavoro, con l’intento di esprimere una carica emotiva di intimità attraverso il personaggio ritratto che si fonde in ambienti onirici, Più che scenari, la natura e la casa si presentano come primitive , habitat della vita, come qualcosa di più di un semplice spazio in cui le relazioni personali si manifestano nel loro ambiente più organico. Dall’esplorazione di temi come la malinconia, la disperazione e la fragilità dei rapporti umani, l’artista attraverso il suo obiettivo cerca di invitare lo spettatore a riconoscersi emotivamente nei volti e nei corpi dei personaggi ritratti.

La fotografia deve essere sentita, non letta o spiegata” è l’idea su cui Sofía basa il suo lavoro: un atto intimo tra lei e la modella, dove entrambe sono aperte l’una all’altra e le loro emozioni si riflettono. Nel processo per poter entrare, le maschere vengono rimosse e gli strati di pelle vengono delicatamente sfogliati. Di conseguenza, le immagini hanno una forte femminilità e nascondono la connessione astratta tra l’una e l’altra. Un’unione sottile che si spezza al tocco.

Sofia ha realizzato diverse mostre nel corso della sua carriera in Spagna, Svezia e Italia. Il suo lavoro è stato pubblicato su riviste, tra le altre, come Vogue Italia, La Mono Magazine, MiND # 9, Jute Fashion Magazine.

LA GALLERIA

Victor Lope Arte Contemporáneo è una galleria d’arte fondata a Barcellona nel 2009. La sua è lanciare e consolidare la carriera di artisti noti ed emergenti che hanno un approccio unico all’arte contemporanea, al fine di valorizzarli a livello globale nel mercato dell’arte europeo e internazionale. Situata nella zona delle gallerie di Barcellona, Victor Lope Arte Contemporáneo dispone di due sale espositive per un totale di 130 metri quadrati. La Galleria organizza una decina di mostre all’anno, alcune curate da esperti, e partecipa anche a varie fiere internazionali e al Barcelona Gallery Weekend. La galleria Víctor Lope è anche membro del consiglio dell’associazione delle gallerie Art Barcelona e del Consortium of Contemporary Art Galleries.

www.sofiaf.com

www.victorlope.com

Nuove parole per il futuro: isocrazia ovvero uguaglianza di potere.

Riporto integralmente ‘Il commento della settimana’ di Moni Ovadia che ho appena letto sulla newsletter settimanale del Manifesto (Lunedì Rosso de l’8 febbraio 2021), perché ritengo molto interessante l’idea che, per immaginare orizzonti alternativi e costruire un nuovo futuro, si debbano anche cercare nuove parole.

“Il dibattito aperto su il manifesto il 19 dicembre 2020 da Stefano Bonaga e Pier Giorgio Ardeni su politica democrazia e società, facendo perno sul concetto assai ficcante di isocrazia, è il primo segno, da molto tempo a questa parte, che c’è vita fra coloro che fanno del pensiero uno strumento di elaborazione progettuale.

Ed è fra quel «popolo» che pensa per motivi di studio, di lavoro o di vocazione, che la politica in quanto edificazione di polis e societas può risorgere. I corpi intermedi per definizione, ovvero i partiti e similia, non sono più tali. Progressivamente si sono trasformati in caciccati di potere, in imprenditori di se stessi come bene è stato scritto da Nadia Urbinati.

Hanno sposato la politique politicienne (la vera antipolitica) che consiste nell’occupare tutti i posti di potere a loro disposizione per guidarli con l’arbitrio dei loro interessi di bottega e nel trascorrere il tempo «politico» in pseudo scontri sul nulla per legittimare il loro ruolo in pletorici talk show, sempre uguali a loro stessi che sono pura camera di risonanza del vuoto pneumatico che abitano.

La società e i territori non rientrano nei loro interessi se non quando pensano ti poter ricavare vantaggi elettoralistici, mostrando un interesse strumentale. In queste condizioni emergono gli uomini peggiori e, che Matteo Renzi sia diventato segretario di un partito che ancora ha l’improntitudine di definirsi di centro-sinistra ne è la prova provata.

Dal canto loro gli uomini migliori che ancora vagano nei partiti per senso di fedeltà, per incredulità nei confronti del disastro, per sentimentalismo irriducibile, o sono degli zombie, o sono ridotti all’insignificanza. Il caso di Fabrizio Barca nella sua travagliata relazione con i democratici è paradigmatico. Rebus sic stantibus è pensabile di riparare i guasti esiziali di ciò che per routine si continua a chiamare democrazia come se i cittadini esprimessero una qualche potenza politicamente misurabile?

A mio parere assolutamente no. Quale costrutto si può trarre dalla politica dei partiti? Alcuno perché essi hanno perso, chi più chi meno, ogni rapporto autentico con i cittadini. È dunque necessario partire dal basso, ma non solo; è necessario rivoluzionare anche il linguaggio politico che la politica politicista ha reso asfittico trasformandolo in un gergo aziendalista partitico, espungendone il nerbo del coinvolgimento, della passione, del sogno, dell’orizzonte ideale verso cui tendere.

Per questa ragione il termine isocrazia proposto da Bonaga ha un timing perfetto. È tempo di scompaginare le consuetudini inveterate ci incastrano nel già detto e sentito, è tempo di rimettere in questione concetti spossati dall’uso meccanico e dall’abuso mediatico è tempo di tornare a studiare per anticipare le trasformazioni e mettersi alla testa dei processi di cambiamento invece di rincorrerli con la lingua a penzoloni finendo per subirli passivamente invece che orientarli verso obiettivi di senso. L’idea di isocrazia e la parola stessa susciteranno in prima battuta reazioni di perplessità e dubbi, di ripulsa e con questo?

Forse che al suo apparire non determinò le stesse reazioni il termine democrazia.

Ma ormai quest’ultima ha perso il suo portato dirompente, ha un sentore di raggiro, evoca meccanismi che in realtà spogliano e defraudano i cittadini della loro potenza politica, li condannano al ruolo di pedine di un gioco progettato a monte del loro sentire, delle loro opinioni, e posto in atto a valle dei loro bisogni, del modo in cui vedono il mondo in cui vogliono vivere e in cui vogliono che vivano i loro figli.

La società reale vede la presenza di molte realtà organizzate che operano politicamente e spesso con straordinaria efficacia. Si pensi al terzo settore i cui attivisti vanno incontro alle esigenze dei cittadini, vicariano uno stato assente non solo per offrire sostegno materiale e servizi, ma anche per garantire una presenza attiva di fronte all’assenza delle istituzioni.

Ci sono movimenti e organizzazioni che ogni volta si mettono in campo per la politica che edifica società, che vigila sul rispetto di diritti e della dignità che rimette in campo i grandi temi su cui si gioca il futuro di tutti noi.

E da ultimo i luoghi di studio, le università, gli atenei, le scuole, fucine dei saperi e di possibili classi dirigenti che spezzino le mediocri e squallide catene delle cooptazioni, dei nepotismi, dei clientelismi, delle corruzioni generatrici dell’humus che concima la classe del governo autoreferenziale e mera imprenditrice di se stessa”.